Il Formaggio di Capra
Uno dei prodotti della tradizione dell’area del Pollino è sicuramente il formaggio di capra. Le origini di questo formaggio sono molto antiche, si hanno notizie in epoca remota.
Nell'XI secolo a.C., Omero narra di una bevanda a base di formaggio caprino grattato. Lo stesso Aristotele, nel IV secolo a.C. parla del sapore del latte di capra, mentre in epoca romana, II secolo a.C., troviamo la testimonianza di Marco Terenzio Varrone, il quale esalta le qualità del latte di capra e dei formaggi con esso realizzati.
L’allevamento delle capre è stato alla base di numerose economie rurali, vista la resistenza alle malattie degli animali, le poche cure richieste oltre al non meno importante fattore di produttività legato al lungo periodo di lattazione e all’innegabile pregio del latte, vista la sua alta digeribilità.
Per la caseificazione artigianale del latte di capra, si utilizza latte appena munto, si aggiunge caglio e si fa coagulare lentamente; si raccoglie la cagliata, e si fa sgrondare il siero; si impasta, infine, la massa caseosa con del sale e la si suddivide in piccole forme.
I formaggi da stagionare vengono fatti riposare a bassa temperatura ed elevata umidità per un tempo che può variare da poche settimane ad alcuni mesi.
Ad oggi tanto l’allevamento di capre che la produzione del formaggio è di molto ridotto, ma anche la preparazione dei formaggi vede una grande percentuale di latte vaccino. Pertanto è sempre più difficile trovare l’antico sapore del formaggio caprino puro.
Nel Pollino è ancora possibile sentire il profumo e il sapore antico di questo speciale e antico formaggio.
Ancora oggi, è possibile assistere un pastore che munge le sue capre e dal prezioso latte ne realizza un prodotto che ha in se tutto il sapore del passato.
Il liquore al Mirto Calabrese
Chi non ha bevuto, almeno una volta nella vita, il liquore al mirto di Sardegna? Magari a fine pasto, ghiacciato o come aperitivo.
Ma lo sapevate che il mirto esiste anche in Calabria?
Eh già, qui a Praia a Mare, proprio nella città dell’isola Dino, cresce spontaneamente questo arbusto con bacche molto aromatiche, tipico della macchia mediterranea, famosissimo per il liquore prodotto dai suoi frutti.
Infatti la raccolta avviene nel periodo invernale, nei mesi di Dicembre e Gennaio.
La preparazione di questo liquore, digestivo e molto rinfrescante è molto semplice, ma un po’ lunga.
Vengono raccolte innanzitutto le bacche di mirto e successivamente vengono poste in un recipiente a chiusura ermetica.
Vengono ricoperte di alcool e messe in un posto buio, dove riposeranno per 40 giorni, durante i quali, il recipiente verrà, di tanto in tanto, agitato.
Trascorso questo tempo, l’alcool verrà filtrato dalle bacche di mirto, che saranno strizzate delicatamente con un canovaccio.
Terminata la macerazione nell'alcool, verrà preparato uno sciroppo facendo bollire l’acqua e facendovi sciogliere dello zucchero.
Una volta ottenuto lo sciroppo si farà raffreddare e poi verrà miscelato con l’alcool aromatizzato.
Dopo aver filtrato di nuovo il tutto, il liquore verrà imbottigliato e lasciato riposare per un paio di mesi in un luogo fresco.
Una bevanda fresca e dissetante, servita a fine pasto rigorosamente ghiacciata che sarà “la ciliegina sulla torta”, dopo aver degustato i piatti della nostra cucina.
Gli ingredienti utilizzati al Blu Eden sono i seguenti:
Vi abbiamo già fatto venire l’acquolina in bocca? Venite ad assaggiarlo insieme a noi!
Per questa ricetta ringraziamo Nadia e Simone Di Marco da Praia a Mare titolari dell'Hotel Blu Eden, che ci aspettano per farci trascorrere meravigliose vacanze tra il bellissimo Mar Tirreno e il Parco Nazionale del Pollino.
L'Hotel Blu Eden e' una struttura classificata con 3 stelle superior, che si trova in un punto strategico a Praia a Mare, ai piedi del grande Parco del Pollino a circa 800 mt dal mare, di fronte la suggestiva Isola “Dino” sulla S.S.18 che permette di raggiungere in pochissimo tempo le rinomate cittadine della Riviera dei Cedri. E’ un oasi di Paradiso Terrestre, da anni impegnata nella salvaguardia dell'ambiente e raccomandata per questo da Legambiente.
Il Bocconotto
Con il termine “BOCCONOTTO” si indica un dolce tipico dell’Italia centro meridionale, del quale si hanno notizie dal 1600.
Il curiosissimo nome dovrebbe derivare dal termine “bocconetto” per come riporta in antico ricettario “Lucerna de Corteggiani di Giovan Battista Crisci – Napoli 1634”;
Come non ricordare il celebre Ippolito Cavalcanti in “Cucina Teorico-Pratica, Napoli 1839” con e “Bucchinotte d’amarene”:
«Piglia nu ruotolo de sciore, miezo de zucchero, e miezo de nzogna, dudece rossa d'ova, ni pucurillo de sale, e mbasta buono, stienne chesta pasta co lo laniaturo, ne farraje na pettola doppia quanto a no dudice carrino,e furmarraje li bucchinotte dint'a lle forme, nge miette la mbottunatura d'amarene e po l'auta pasta, accussì farraje li bucchinotti, li farraje cocere a lo furno e po li sformarraje accongiannoli dinto a lo piatto»
Diverse sono le notizie sull’origine del dolcetto di pastafrolle, il quale ripieno variava a seconda delle zone; le ridotte dimensioni probabilmente ci riconducono all’origine contadina, sia per le condizioni economiche che non permettevano sprechi e sfarzi, sia per gli spazi angusti nei quali si viveva. Inoltre l’alto grado nutrizionale hanno fatto siche questo dolcetto diventasse un classico della tradizione culinaria meridionale.
Se si scava ancora in profondità si scopre che a Cosenza nel 1300 venivano preparati dei dolci molto simili, le cosiddette "Varchiglie". In origine questo dolce veniva preparato dalle monache per deliziare i vescovi. La Varchiglia: «Scrigno di pastafrolla che racchiude un ripieno di farina di mandorle e zucchero ricoperto infine di cioccolato».
L’Etimologia
L’etimologia del Bocconotto, lo fa derivare dal Pasticciotto! Da Giovan Battista Crisci, ad esempio nel titolo: «Pasticciotti in boccone ripieni di cose dolci, e zuccaro» (Lucerna… cit., p. 314).
Dell’espressione pasticciotti in boccone attraverso il termine 'bocconetti' come si evince dai seguenti titoli:
«Pasticciotti in boccone ripieni di gelo di cotogni, e di zuccaro» (Ivi, p. 246)
«Bocconetti di gelo di cotogna, e conserva di cetro» (Ivi, p. 318).
Quindi con l’utilizzo del termine “bocconetto” in alternativa a “pasticciotto”, si intuisce come si sia arrivati all’attuale termine di “Bocconotto”.
Del bocconotto esiste sia la variante dolce che quella salata.
Bocconotto in Calabria
La Calabria ha inserito nell'elenco dei PAT il Bucconotto di Mormanno provincia di Cosenza (bucchinotto nella forma dialettale) di 4 cm di diametro che può essere ripieno tanto di cioccolato che di marmellata e spolverato di zucchero al velo.
Sempre in Calabria il Bocconotto di Amantea ha una forma ovaleggiante con l'esterno in pasta frolla ricoperta da zucchero a velo con un ripieno di cioccolato, mandorle tostate tritate, zucchero, cannella e chiodi di garofano. Da qualche anno nella medesima località ne è stata anche creata e proposta una versione a base di gelato.
Una ricetta ci viene da “Il Bocconottificio” di Frascineto (CS) dove Antonio e Marianna ci raccontano chi sono e come realizzano il loro buonissimo Bocconotto!
Il Bocconottificio nasce nel 2004 da una famiglia di artigiani e agricoltori con la passione della cucina tradizionale, quella dei gusti e degli aromi puri, dimenticati a causa delle abitudini alimentari sature di semilavorati raffinati.
L'idea che dà forma al laboratorio parte dal presupposto di conservare l'alimento senza l'utilizzo dei prodotti chimici. Attraverso studi, prove e ricerche, vengono utilizzate materie prime e semilavorati di qualità superiore quali: «miele, farine non raffinate, uova biologiche, olio di oliva extravergine di produzione propria, lievito naturale e composte fatte a mano con frutta di stagione», tutto proveniente dall'economia locale.
È così che si ottiene un alimento sano che migliora lo stile alimentare e la qualità della vita.
Bar Pasticceria Gastronomia Mediterraneo "Il Bocconottificio"
c/da Commenda n°21, 87012 Castrovillari
Tel. +39 347 460 2577