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News Pollino

Una bellissima passeggiata nel pollino

Una bellissima passeggiata nel Pollino

Una bellissima passeggiata nel Pollino, con la neve che ricopre e decora i monumentali Pini Loricati. Tra Galaverna e Calabrosa, questi meravigliosi giganti si rivestono di una nuova corazza invernale, che li rende incredibilmente affascinanti. Un paesaggio che completa lo stupore di chi contempla questa meraviglia della natura.

 

 

 

 

Gaetano Sangineti

Le contrade di Castrovillari

Castrovillari e le sue Contrade

Castrovillari è il centro più popoloso del parco Nazionale del Pollino con un'estensione di 130 km² e con circa 22.000 abitanti, si pone al confine con la Basilicata proprio sotto la catena montuosa del Pollino. Il suo territorio si sviluppa da nord a sud toccando le vette del Pollino con i 2267 del Monte Dolcedorme fino a scendere verso la Piana di Sibari.

Il territorio di Castrovillari è suddiviso in ben 66 contrade che qui di seguito elenco:

  1. Vallone Vascello
  2. Fagosa
  3. Acqua Sparsa
  4. Monte Pollino
  5. Manfriana
  6. Canale del Cornale
  7. Fauciglio
  8. Cerasullo
  9. Torre di Giorgio Manfriano
  10. Crancia di Sopra
  11. Crancia di Sotto
  12. Petrosa
  13. Petrosa Commenda
  14. Crancia
  15. Fossa del Lupo
  16. Petrosa sopra Fabbriche
  17. Sopra Pietà
  18. Angelo
  19. Vallina
  20. Fabbriche
  21. Porcione Fabbriche
  22. Schiavello
  23. Torre Monaci
  24. Domenica
  25. Galluccio
  26. Feliceto
  27. Cuture – Belloluogo
  28. Sebastiano
  29. Annunziata – S. Rocco
  30. Mulianni
  31. Mussorito
  32. Pacatizze
  33. Calandrino – Pietrapiana
  34. Valle Marino
  35. Ferrocinto
  36. Trapanata
  37. Pontenuovo
  38. Carpanzacchio
  39. Elia
  40. Venere – Piano delle Rose
  41. Archidero
  42. Ponte
  43. Palombari
  44. Brunetta
  45. Pimpinello
  46. Lacco
  47. Pantano
  48. Maroglio
  49. Maffia
  50. Magnapoco
  51. Scaraporci
  52. Bianchino
  53. Salso
  54. Celimarro
  55. Chiurazzo – Cammarelle
  56. Dolcetti
  57. Vulgaro
  58. Foresta
  59. Arancia
  60. Salso
  61. Varco l’Amendola
  62. Mattina
  63. Camerata
  64. Ciriaco
  65. Panilongo
  66. Cammarata

 

Le contrade su citate sono riportate graficamente nell'immagine successiva, rendendo l'idea di come risulta minuziosamente suddiviso il territorio comunale.

Gaetano Sangineti

Pollino con la neve!

Pollino con la neve!

Foto scattate da Castrovillari che riprendono la parete sud del massiccio del Pollino.

foto Gaetano Sangineti

La leggenda di Epeo di Lagaria


La leggenda di Epeo di Lagaria


Circa tremila anni fa nei pressi del territorio ove poi fu fondata Sibari, una nave di guerrieri greci di ritorno in patria dalla guerra di Troia, stanchi per il lungo viaggio che le tempeste ed i venti del mare Ionio avevano allungato fino alle coste dell’Italia, approdarono nella fertile piana abitata dalle genti Enotrie. Dalle navi cariche di uomini, di armi e di tesori portati via da Troia, discesero uomini in cerca di viveri e di riposo. L'incontro con i guerrieri italici vide abbassarsi le lance in segno di pace ed aprire le porte del villaggio a banchetti e festeggiamenti in onore degli ospiti provenienti dal mare greco, come spesso avveniva con i mercanti micenei, fenici, adriatici e delle terre italiche del nord.


Tra gli uomini che sbarcarono Epeo, lottatore tra più forti ed artista di statue di dei e del cavallo che è causò la caduta di troia, colpito dalla bellezza dei luoghi e dall'ospitalità di questo popolo, decise di fermarsi in questa terra unendosi, con altri a lui fedeli, agli enotri nella fondazione di una nuova città che volle chiamare Lagaria in onore di sua madre.


Epeo dedicò le sue armi e gli strumenti serviti per il cavallo in un tempio che volle consacrare ad Atena che gli italici identificarono nella dea che adoravano presso l'acropoli della città con libagioni d'acqua ed offerte di tessuti intrecciati al telaio da fanciulle.
Egli visse a lungo con gli enotri insegnando ai giovani l'arte della lavorazione del legno ed i segreti della lotta e della guerra cui aveva assistito durante l'assedio di troia, ma ammaestrò anche gli enotri al sui benefici di una pacifica integrazione tra genti e popoli diversi e sul culto degli dei. Quando Epeo morì gli enotri ormai lo consideravano un membro tutelare della loro comunità e fu così che trecento anni dopo quando arrivarono sulle coste ioniche i coloni di Sibari, la presenza di scultori e carpentieri con ruoli di alto rango sociale tra i cittadini di Lagaria ispirò sia i greci che gli enotri a riprendere il suo mito come simbolo di integrazione e di pace.

 

Parco archeologico didattico di Atena ed e Timpone motta - Macchiabate di Francavilla Marittima

Dott. Paolo Gallo


https://itinerariabruttii.it/

AIR MYSTERIES REVEALED AFTER MANY DAYS: MOUNTAIN TRAGEDIES

AIR MYSTERIES REVEALED AFTER MANY DAYS: MOUNTAIN TRAGEDIES

Copertina articolo - archivi online

Che il Parco del Pollino sia cosparso di luoghi che raccontato storie, vicende e misteri è un dato di fatto; di questo ne sono prova gli innumerevoli scritti di autori o semplicemente appassionati che hanno ripercorso i sentieri dei briganti, le scie dei folletti o le tracce dei lupi mannari. Certamente le storie raccontate non sempre sono riconducibili ad episodi reali ma bensì prendono spunto dai luoghi “da favola” che l’intero territorio del parco custodisce, tra grotte, montagne, mulattiere, alberi, animali e gente.
Ma non è sempre tutta una favola, anzi spesso e volentieri dalle nostre parti la realtà si può trasformare in un avvincente racconto. Ed è questo il nostro caso.
Spostiamoci a Saracena, all’interno del parco, e andiamo indietro di circa 100 anni, quando viaggiare in aereo non era per tutti, anzi era cosa per pochi, era costoso e i primi mezzi di trasporto con le ali erano insoliti idrovolanti che avevano 900km circa di autonomia e tanti punti interrogativi riguardo la sicurezza. Il 23 aprile del 1933 un idrovolante francese denominato F.A.L.C.E. della linea Marsiglia-Bagdad, appartenente alla società AIR ORIENT, partiva da Corfù e si recava a Napoli o sarebbe meglio dire che l’idea era quella se non avesse trovato lungo il tragitto, proprio all’altezza delle montagne di Saracena, una tempesta di neve che mise fine al viaggio. Il nostro CAMS-53 (questo era il modello dell’aereo) venne avvistato l’ultima volta nei cieli di Castrovillari nel bel mezzo di una bufera di neve, e nel 1933 le bufere di neve c’erano realmente.

Fu proprio questa la causa che portò l’idrovolante, che viaggiava a 2500 metri di quota, a perdere in pochi secondi 1000 metri di quota, andandosi ad impattare nei pressi della vetta di Scifarelli (1763 mslm), a Saracena.

Modello aereo CAMS-58, incidente aereo 1933


Una domanda sorge spontanea: chi viaggiava su questo idrovolante?
Immaginate di andare indietro nel tempo di 100 anni quando ci si metteva le bretelle perché realmente si dovevano sorreggere i pantaloni, quando le valigie non le aveva quasi nessuno, quando indossare il cappello poteva qualificarti come “signore distinto”, quando l’orologio da tasca lo aveva l’americano che veniva da fuori. Il nostro equipaggio era composto da 8 persone, un pilota (e questo sembra scontato), un meccanico (all’epoca il meccanico era parte integrante di ogni “aereo”), 4 uomini francesi, una donna e un miliardario americano.
L’altra domanda che ora ci si porrà è: sono tutti morti nell’impatto? Non tutti. A questo punto la storia si fa interessante, a quei tempi rilevare un incidente aereo e quindi identificare il luogo dello schianto non era così immediato, tanto è vero che il nostro idrovolante fu ritrovato ben 5 giorni dopo e con ben 3 sopravvissuti!

Remo idrovolante originale, incidente aereo 1933


Facciamo nuovamente questo viaggio nel tempo e torniamo a 100 anni fa, il 28 aprile su monte Scifarelli c’è ancora la neve e fa freddo, i nostri compagni di viaggio sono morti nell’impatto, è già il quinto giorno che la cioccolata, miracolosamente ritrovata tra le lamiere piegate, ci tiene in vita mentre riusciamo a bere raccogliendo neve scaldata dal poco calore emesso dalle nostre mani. Aspettiamo impazientemente che qualcuno ci trovi. Finalmente arrivano i soccorsi, siamo salvi, è finita.
L’episodio del 1933 non è l’unico incidente aereo che si è verificato nelle montagne di Saracena, un altro avvenne nel 1958 dove un aereo più grande partito da Atene e diretto a Roma si schiantò (sempre a causa di una bufera di neve) a pochi metri dalla stessa vetta di Monte Scifarelli, questa volta l’intero equipaggio composto da 3 persone perse la vita nell’incidente.

 

Componenti aereo incidente 1958

 Per molto tempo ho cercato tracce di questi due incidenti nelle nostre montagne e dopo poco insieme agli amici Fosco, Stefano e Leonardo siamo riusciti a trovare il luogo dell’impatto dell’aereo caduto nel 1958, di cui, come vedrete nelle foto, si trovano ancora tracce e segni tangibili. Il mistero però rimane per l’aereo del 1933 di cui, paradossalmente, si trova molto su internet, su diverse testate giornalistiche estere di quei tempi, dove viene descritto l’incidente come un tragico mistero avvenuto nelle montagne, e basta leggere il titolo dell’articolo (in originale) che acquistai su un sito inglese (bella botta di c….). Durante le mie ricerche on-line ho trovato persino dei siti esteri che vendono alcuni oggetti (perlopiù buste e lettere di corrispondenza) ritrovati sul luogo dell’incidente, magari dentro le valigie divelte e chissà come sono finiti a distanza di 100 anni in vendita su siti specializzati. Mentre per quel che riguarda le ricerche off-line, davvero si trova poco, tranne l’incredibile intercettazione dell’amico Fosco dell’originale timone dell’idrovolante ritrovato da un cittadino di Saracena, dove sullo stesso timone è stato trascritto nel 1933, il resoconto dell’incidente!

Articolo originale THE ILLUSTRATED LONDON NEWS, incidente 1933


Leggende e storie millenarie raccontano i luoghi del Pollino, creando una fitta coltre di mistero e di irrealtà ma fate attenzione, come in questo caso vi potreste ritrovare ad avere a che fare con vicende e storie autentiche che hanno lasciato qualche traccia che non aspetta altro di essere seguita.
Per l’ennesima volta mi rimetterò nuovamente in cammino a perlustrare i nostri monti, nel tentativo di individuare con precisione il luogo dello schianto del primo aereo, o comunque non fosse altro per riscoprire con l’avventura la storia di uomini venuti da lontano che attraversarono le nostre montagne questa volta non per terra ma per cielo, trovandovi persino la morte.
Buon volo.

Antonello Viola

I pianori del Pollino calabrese

I pianori del Pollino calabrese

Quando si parla di Parco Nazionale del Pollino indubbiamente l'immagine si posa sui meravigliosi e colossali Pini Loricati, come dimenticare l'impatto con questi monumenti viventi! Pollino, però è anche natura selvaggia, dove i boschi ti avvolgono quasi a farti perdere l'orientamento in un tripudio di foglie e colori.

 

Proprio questa sensazione la si può provare "perdendosi" nei rigogliosi boschi del versante calabrese del Pollino. Qualcuno li identifica come i Monti dell'Orsomarso, qualcuno come il gruppo montuoso del Pellegrino ecc ecc... difatti è una delle aree più selvagge d'Italia, dove la natura ti circonda e ti confonde, dove la storia la si trova nascosta sotto un bosco e dove gli animali continuano il loro ciclo senza doversi curare troppo dell'uomo.

I Pianori di Campolongo, Ferrocinto, Minatore, Novacco, Tavolara sono sicuramente dei luoghi dove la natura si manifesta in tutto il suo splendore, dove ci si può fermare a contemplare il creato.

Il consiglio.... vieni a conoscere i luoghi dove parlare con la montagna...

 

Foto Gaetano Sangineti

 

 

Tra Storia e Topografia nel Pollino

Tra Storia e Topografia nel Pollino

 

Gianfranco Castiglia
La “Descrizione della P.nte [Ponente] Pianta del feudo di Acquaformosa”. Prime indagini storico-topografiche e rilievi di superficie relativi ad una cartografia dell’Archivio Sanseverino di Napoli, «Apollinea», Maggio-Giugno 2019, pp. 36-39.
All'interno dell'archivio privato dei Sanseverino, collocato all'Archivio di Stato di Napoli, è conservata la “Dichiarazione della p.nte Pianta del Feudo d’Acquaformosa”, una mappa del centro abitato di Acquaformosa, comune in provincia di Cosenza. La cartografia fa luce sulle evoluzioni urbanistiche e sul paesaggio agrario di un territorio, all'interno del Parco Nazionale del Pollino, che in età medievale conobbe uno slancio demografico causato dalle migrazioni albanesi. L'articolo si pone l'obiettivo di inaugurare una serie di studi storico-archeologici relativi ai paesi arbëreshë del Pollino in età medievale e moderna.

https://www.academia.edu/39125148/La_Descrizione_della_P.nte_Ponente_Pianta_del_feudo_di_Acquaformosa_._Prime_indagini_storico-topografiche_e_rilievi_di_superficie_relativi_ad_una_cartografia_dell_Archivio_Sanseverino_di_Napoli_Apollinea_Maggio-Giugno_2019_pp._36-39


Gianfranco Castiglia
Lungro, Firmo ed Acquaformosa nella “Pianta ichnografica […] d’Altomonte [...] e della Saracina” del 1713. Paesaggio, viabilità ed evidenze architettoniche dei tre comuni arbëreshë descritti in una mappa napoletana, «Apollinea», Luglio-Agosto 2019, pp. 38-40.

Secondo articolo, per i tipi della rivista Apollinea, sul patrimonio cartografico dell'archivio privato dei Sanseverino, collocato all'Archivio di Stato di Napoli. La cartografia del regio agrimensore Gallarano illustra i feudi di Altomonte e Saracena, in provincia di Cosenza, nel 1713. La dovizia di particolari permette al lettore di individuare, sulla mappa, le evidenze architettoniche, i terreni agricoli, le colture e molti altri segni antropici sul territorio.

https://www.academia.edu/39806979/Lungro_Firmo_ed_Acquaformosa_nella_Pianta_ichnografica_d_Altomonte_..._e_della_Saracina_del_1713._Paesaggio_viabilità_ed_evidenze_architettoniche_dei_tre_comuni_arbëreshë_descritti_in_una_mappa_napoletana_Apollinea_Luglio-Agosto_2019_pp._38-40