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Il nevaio del Pollino

Due foto che ci mostrano in data 8.5.2021 il nevaio sul Monte Pollino, grazie agli scatti della Guida Ambientale Stefano Saetta che ci ha regalato questa emozione!

Koha, il ritorno della magia dall’oblio del tempo

 

 La qualità di un calendario preistorico per le comuni persone di questo secolo, è nel suo essere collocato in un’età indefinita. Viviamo ben piantati nel nostro millennio (il secondo dopo Cristo), coccolati e viziati -anche troppo futilmente- dalla tecnologia: tanto che difficilmente potremmo farne a meno.

L’importanza di un calendario in epoca preistorica era invece, cosa ben più importante e necessaria: non solo per la vita dell’individuo, ma per la sopravvivenza di intere comunità. Poter stabilire con ampio margine la fine di una stagione fredda, l’inizio di quella calda, permetteva di regolarsi per tempo e garantire il giusto momento per la semina, per esempio. In un periodo storico in cui le conoscenze non erano diffuse come avviene per noi oggi, ma era in mano a pochi sacerdoti che regolavano la vita di intere comunità, saper riconoscere equinozi e solstizi era una responsabilità di non poco conto. Sbagliare poteva comportare la perdita di interi raccolti e così rischiare la sopravvivenza del proprio villaggio. 

L’elemento che più si confaceva a calcolare perennemente -e senza saperlo, in eterno- il ciclo delle stagioni, era chiaramente la pietra. Quella stessa pietra che gli uomini nella preistoria scolpivano per farne dolmen e menhir, o anche calendari in pietra di una precisione e di una magia straordinari. La precisione era data dalla conoscenza non indifferente che gli antichi abitanti di Frascineto, nell’età del bronzo, avevano raggiunto; mentre la magia era ed è, indissolubilmente legata al momento fatidico che si raggiunge quando l’ultimo raggio di sole va a baciare la roccia, in un’immagine sacra e rituale per il suo ripetersi costantemente nel tempo, generazione dopo generazione, secolo dopo secolo.

Il ritrovamento  dei Calendari di Pietra di Purçilly (dopo quello di Pietra de la Mola nel parco regionale di Gallipoli Cognato in Basilicata) rappresentano non solo una scoperta sensazionale, ma un evento unico che ci restituisce come un dono, millenni dopo, quella magia sacra, quel connubio fra natura e universo che sicuramente prostrava gli abitanti del villaggio al volere sacro divino, mentre a noi contemporanei ci lascia ammaliati per un processo che si ripete nel tempo, in quello stesso luogo, equinozio dopo equinozio, solstizio dopo solstizio. L’attesa dell’ultimo raggio di sole mentre l’ombra si allunga lentamente fino quasi desiderare la roccia prestabilita (che ci indicherà in quale momento dell’anno ci troviamo), è per noi, schiavi della tecnologia computerizzata, un miscuglio non privo di fascino di magia e tecnologia primitiva, allo stesso tempo.

Il valore aggiunto della scoperta è nello stupore che ogni persona, ogni partecipante, rivive nel momento stesso che comprende il funzionamento del meccanismo ancestrale, come lo ha vissuto lo scopritore e a sua volta gli antichi uomini che lo realizzarono e, perennemente, lo consultarono fino al suo misterioso abbandono.

Aver tolto Koha (come lo scopritore ha nominato il calendario principale e più grande) dall’oblio, per restituirlo ai suoi abitanti prima di tutto e ai contemporanei, è un dono che in qualche maniera ci permette di comprendere per un attimo, per quell’ultimo raggio di luce, prima di svanire nel cielo della notte, la nostra piccolezza di fronte all’universo e ricordare il nostro passato qui e altrove.

Proprio per la sua capacità di rigenerarsi equinozio dopo equinozio, solstizio dopo solstizio, Koha non può e non deve tornare nell’oblio: la magia che esso crea deve potersi ripetere per chiunque nel futuro, a peritura memoria di quello che gli antichi abitanti di Frascineto, seppero realizzare.

Per evitare che Koha torni nell’oblio, serve solo ammirarlo nel pieno della sua funzione: il prossimo appuntamento è quindi, per il solstizio di giugno che segna così l’inizio dell’estate. Un momento unico e allo stesso tempo ripetuto, ma assolutamente magico da condividere tutti insieme, noi uomini schiavi della tecnologia, persi per un attimo nello spazio che ci divide dal sole e dal tempo dei nostri antenati.

Emiliano Montanaro

 

L'Istioforide di Monte Alpi

Nel Comune di Latronico nel versante lucano del Parco Nazionale del Pollino, a 980 metri di quota più specificatamente in località Solarino di lannazzo, è stato rinvenuto un reperto fossile di grande interesse scientifico.

Il fossile fu segnalato per la prima volta da ORTOLANI nel 1982 e successivamente da TADDEI & SIANO e da CRAVERO et alii nel 1996 allorché fu classificato come un lstioforide del genere Makaira.

L'Istioforide è un pesce vela vissuto nel mare miocenico oltre dieci milioni di anni fa.

Il fossile affiora su di una calcarenite marnosa grigiastra che contiene abbondanti resti di pesci disarticolati, cetacei, lamellibranchi ed echinidi.

La sagoma mostra una sezione sagittale; si sviluppa in senso antero-posteriore (rostro-regione caudale) per circa 235 cm e in senso dorso-ventrale (pinna dorsale pinna ventrale) per circa 95 cm; il rostro, a conformazione cilindrica, dello spessore medio di 1.5 cm, misura circa 30 cm (1/8 della lunghezza complessiva).

Il Makaira, conosciuto con il nome di marlin azzurro, è tipico delle acque tropicali, sub tropicali e temperate di tutto il mondo. 

Galaverna vista da lontano

Foto del bosco di Pollinello con la galaverna che ricopre i pini loricati secolari in cresta.

PH. Gaetano Sangineti


La leggenda di Epeo di Lagaria


Circa tremila anni fa nei pressi del territorio ove poi fu fondata Sibari, una nave di guerrieri greci di ritorno in patria dalla guerra di Troia, stanchi per il lungo viaggio che le tempeste ed i venti del mare Ionio avevano allungato fino alle coste dell’Italia, approdarono nella fertile piana abitata dalle genti Enotrie. Dalle navi cariche di uomini, di armi e di tesori portati via da Troia, discesero uomini in cerca di viveri e di riposo. L'incontro con i guerrieri italici vide abbassarsi le lance in segno di pace ed aprire le porte del villaggio a banchetti e festeggiamenti in onore degli ospiti provenienti dal mare greco, come spesso avveniva con i mercanti micenei, fenici, adriatici e delle terre italiche del nord.


Tra gli uomini che sbarcarono Epeo, lottatore tra più forti ed artista di statue di dei e del cavallo che è causò la caduta di troia, colpito dalla bellezza dei luoghi e dall'ospitalità di questo popolo, decise di fermarsi in questa terra unendosi, con altri a lui fedeli, agli enotri nella fondazione di una nuova città che volle chiamare Lagaria in onore di sua madre.


Epeo dedicò le sue armi e gli strumenti serviti per il cavallo in un tempio che volle consacrare ad Atena che gli italici identificarono nella dea che adoravano presso l'acropoli della città con libagioni d'acqua ed offerte di tessuti intrecciati al telaio da fanciulle.
Egli visse a lungo con gli enotri insegnando ai giovani l'arte della lavorazione del legno ed i segreti della lotta e della guerra cui aveva assistito durante l'assedio di troia, ma ammaestrò anche gli enotri al sui benefici di una pacifica integrazione tra genti e popoli diversi e sul culto degli dei. Quando Epeo morì gli enotri ormai lo consideravano un membro tutelare della loro comunità e fu così che trecento anni dopo quando arrivarono sulle coste ioniche i coloni di Sibari, la presenza di scultori e carpentieri con ruoli di alto rango sociale tra i cittadini di Lagaria ispirò sia i greci che gli enotri a riprendere il suo mito come simbolo di integrazione e di pace.

 

Parco archeologico didattico di Atena ed e Timpone motta - Macchiabate di Francavilla Marittima

Dott. Paolo Gallo


https://itinerariabruttii.it/

Castrovillari e le sue Contrade

Castrovillari è il centro più popoloso del parco Nazionale del Pollino con un'estensione di 130 km² e con circa 22.000 abitanti, si pone al confine con la Basilicata proprio sotto la catena montuosa del Pollino. Il suo territorio si sviluppa da nord a sud toccando le vette del Pollino con i 2267 del Monte Dolcedorme fino a scendere verso la Piana di Sibari.

Il territorio di Castrovillari è suddiviso in ben 66 contrade che qui di seguito elenco:

  1. Vallone Vascello
  2. Fagosa
  3. Acqua Sparsa
  4. Monte Pollino
  5. Manfriana
  6. Canale del Cornale
  7. Fauciglio
  8. Cerasullo
  9. Torre di Giorgio Manfriano
  10. Crancia di Sopra
  11. Crancia di Sotto
  12. Petrosa
  13. Petrosa Commenda
  14. Crancia
  15. Fossa del Lupo
  16. Petrosa sopra Fabbriche
  17. Sopra Pietà
  18. Angelo
  19. Vallina
  20. Fabbriche
  21. Porcione Fabbriche
  22. Schiavello
  23. Torre Monaci
  24. Domenica
  25. Galluccio
  26. Feliceto
  27. Cuture – Belloluogo
  28. Sebastiano
  29. Annunziata – S. Rocco
  30. Mulianni
  31. Mussorito
  32. Pacatizze
  33. Calandrino – Pietrapiana
  34. Valle Marino
  35. Ferrocinto
  36. Trapanata
  37. Pontenuovo
  38. Carpanzacchio
  39. Elia
  40. Venere – Piano delle Rose
  41. Archidero
  42. Ponte
  43. Palombari
  44. Brunetta
  45. Pimpinello
  46. Lacco
  47. Pantano
  48. Maroglio
  49. Maffia
  50. Magnapoco
  51. Scaraporci
  52. Bianchino
  53. Salso
  54. Celimarro
  55. Chiurazzo – Cammarelle
  56. Dolcetti
  57. Vulgaro
  58. Foresta
  59. Arancia
  60. Salso
  61. Varco l’Amendola
  62. Mattina
  63. Camerata
  64. Ciriaco
  65. Panilongo
  66. Cammarata

 

Le contrade su citate sono riportate graficamente nell'immagine successiva, rendendo l'idea di come risulta minuziosamente suddiviso il territorio comunale.

Gaetano Sangineti

Foto del Pollino Innevato

1 Aprile 2020 "foto quarantena"

Dopo la nevicata che ha ridato la catena del Pollino innevata, qualche scatto che ci permette di godere anche se a distanza dello splendido effetto che questa condizione ci ridà.

Rocce alberi, i particolari Pini Loricati, sembrano a loro agio, avvolti da questa soffice e candida neve.

Le foto riprendono il Massiccio del Pollino dalla Serra del Prete alla Manfriana, ripresi dal versante meridionale e più precisamente da Castrovillari.

Foto Gaetano Sangineti