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IL PARCO

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IL PARCO Feature

 

Pollino…

uno dei luoghi più suggestivi da visitare… Il Parco Nazionale del Pollino è la più grande area protetta di nuova istituzione in Italia. Dal massiccio montuoso che divide Calabria e Basilicata ai monti dell’Orsomarso, il Parco Nazionale del Pollino che trova la sua istituzione nel 1993 è conosciuto per il suo simbolo “Il Pino Loricato”, che trova il suo Habitat tra le vette più alte del Mezzogiorno d’Italia, che superano i 2000 metri. Dal Mar Ionio al Tirreno tra le province di Cosenza, Potenza e Matera, il parco del pollino con i suoi 192 565 ettari, ingloba 56 comuni (32 in Calabria – 24 in Basilicata), ha la sua sede presso Rotonda (PZ).

 I comuni del Parco:

 

 

 

 

 

Tra tantissime altre specie arboree presenti nel Parco vi sono l'abete bianco, il faggio, tutti e sette i tipi di aceri di cui l'acero di Lobelius, il pino nero, il tasso diverse specie di querce, castagni, ed alle quote più elevate e sui pendii più ripidi è presente il Pino loricato, specie rarissima (in Europa presente solo qui e nei Balcani), che si adatta agli habitat più ostici, dove altre specie molto rustiche (il faggio in primis) non sono in grado di sopravvivere. Fioriture di orchidee si osservano soprattutto in primavera, insieme a quelle di viole, genziane, campanule e, in estate, il raro giglio rosso, oltre ad innumerevoli specie di piante officinali ed aromatiche, tra le quali la fanno da padrona le Labiatae, con molteplici specie di menta ed inoltre tutte le varietà di timo, santoreggia, lavanda, issopo, eccetera, le cui fioriture esplodono al culmine dell'estate in un delicato accostamento di colori e di sfumature. Non da meno sono da considerare le varie famiglie di frutti di bosco e di specie arboree selvatiche che producono frutti e bacche come le mele selvatiche, i vari Prunus, le deliziose fragoline di bosco e i dissetanti lamponi di cui sono disseminati i sentieri e le frequenti radure, laddove le condizioni climatiche e di soleggiamento ne consentono la fruttificazione.

 

Anche la fauna è varia, e comprende specie ormai estinte in altre zone montuose. Sono presenti l'aquila reale, il picchio nero, il gracchio corallino, il lanario, il capovaccaio, il nibbio reale, il gufo reale, il gufo comune, il corvo imperiale, il falco pellegrino, il driomio, il lupo appenninico, il gatto selvatico, il capriolo autoctono di Orsomarso e la lontra. Di recente sono stati reintrodotti il cervo e il grifone.

 

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 PARCO NAZIONALE DEL POLLINO

 

 

 

 

 

 

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I Grifoni nel Pollino

Il Grifone nel Parco Nazionale del Pollino


Il Grifone (Gyps fulvus) è un avvoltoio di notevoli dimensioni, presenta un’apertura alare tra i 2.60-2.80 m.
Il piumaggio nell’esemplare adulto evidenzia un forte contrasto cromatico tra il marrone scuro (quasi nero) delle penne remiganti e delle timoniere e di colore sabbia (chiaro) delle copritrici alari e sul corpo. Negli individui più vecchi queste penne assumono colorazioni man mano più chiare, con sfumature argentate.
Un individuo adulto può arrivare a pesare tra i 6 e gli 11 kg.

Grifone in volo - foto G. Sangineti


Non vi sono evidenti differenze tra maschi e femmine tranne che la femmina ha le ali leggermente più lunghe e il capo di minori dimensioni.
Il grifone vive in colonie che possono arrivare ad avere un centinaio di esemplari e nidifica in ambienti rocciosi in cui sono presenti cenge e cavità.
La maturità sessuale viene raggiunta all'età di 4-5 anni e la femmina depone un solo uovo per anno.
Il capo e il collo di questo rapace sono rivestiti da sottili e corte penne biancastre adattate alle abitudini alimentari. Nutrendosi di animali morti, ha dunque l’esigenza di destreggiarsi all’interno delle carcasse e un piumaggio ingombrante darebbe molteplici problematiche (movimenti, pulizia, ecc.).

Grifoni che volteggiano - foto G. Sangineti


Il Grifone, come tutti gli avvoltoi, non preda animali vivi e non rappresenta quindi un pericolo per altre specie viventi, al contrario è un eccellente netturbino.
I numeri del Grifone
L'attuale popolazione di Grifone nel Mediterraneo, è stimata in circa 22.000 coppie di cui la maggior parte distribuita in Spagna (circa 20.000).
In Italia se ne annoverano meno di 50 coppie localizzate in Sardegna. Gli altri presenti in Italia sono all'incirca una cinquantina di coppie e sono il risultato di complesse reintroduzioni.

Gole del Raganello - Parco Nazionale del Pollino - foto G. Sangineti 


Nell'Italia meridionale l'ultima colonia siciliana, delle Madonie e dei Nebrodi è stata estinta negli anni '60 dall'utilizzo di bocconi avvelenati ma, oggi, il Parco dei Nebrodi, dopo un programma di reintroduzione.
Per la ricostituenda colonia del Parco del Pollino è stato scelto come luogo della reintroduzione Civita che, con lo spettacolare della "Valle del Raganello", ottimale per le esigenze del grifone. Qui dal 2000 il Parco Nazionale del Pollino ha dato via al progetto di reintroduzione che ancora ad oggi va avanti.

Foto Gaetano Sangineti

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Il Capriolo

Il Capriolo
Capreolus capreolus

Foto Stefano Saetta


Su 53 specie appartenenti alla famiglia dei Cervidi 10 vivono in Europa alcune di queste introdotte. Una di queste è proprio il Capriolo che lo ritroviamo nel Parco Nazionale del Pollino.


Identificazione: Piccolo e di corporatura snella presenta una coda poco visibile poiché nascosta dal pelo, difatti presentano una macchia sul posteriore, con forma che differisce in base al sesso, nelle femmine a cuore rovesciato, mentre nei maschi è a forma di rene. Anche nella zona della gola per entrambi i sessi sono presenti una o due macchie di colore chiaro. Nelle femmine è presente un ciuffo di peli.
Colorazione: Il mantello d'estate è di colore marrone rossastro, con la parte posteriore giallastra; in inverno è invece marrone grigiastro con la parte posteriore bianca. Le corna presentano tre punte, sono completamente sviluppate a maggio e cadono in novembre-dicembre. Le femmine sono più piccole dei maschi; i piccoli presentano piccole macchie. Il verso del maschio è una sorta latrato molto acuto, mentre le femmine e i piccoli emettono dei fischi. La lunghezza va dai 95 ai 135 cm. L’altezza va dai 65 ai 70 cm. Il peso oscilla tra i 15 e i 27 kg.
Habitat & Comportamento: Zone boscose con radure e arbusti. È attivo sia di giorno che di notte, e predilige muoversi soprattutto al crepuscolo. Veloce ma poco resistente. In estate vive in modo solitario o in piccoli gruppi familiari mentre d’inverno tende a riunirsi in branchi. L’accoppiamento avviene tra luglio e agosto, e i piccoli, 1 - 2 per parto, vengono alla luce tra maggio e giugno. Sono allattati dalla madre per 2 - 3 mesi, e dopo un anno sono indipendenti. L’età media è di 16 anni.
Alimentazione: Erbe, foglie, germogli, faggiole, ghiande, castagne, frutta, frutti di campo e cereali.
Distribuzione: In Italia è presente soprattutto nella parte nordorientale, in molte zone dell’Appennino settentrionale sono presenti popolazioni introdotte. Altri nuclei sono quelli di Castel Porziano, nel Gargano e nei monti dell’Orsomarso nel Parco Nazionale del Pollino.

Foto Stefano Saetta

Il Capriolo presente nell'area del Parco Nazionale del Pollino presenta per il parco una funzione ecologica molto importante per l’ecosistema, in quanto, preda del lupo.
Il Capriolo del Pollino detto “Capriolo dell’Orsomarso” è una sottospecie autoctona di rilevanza scientifica, il Capriolo italico (Capreolus capreolus italicus).
Negli anni ’70, del Capriolo nel Pollino, si persero le tracce fino ad ipotizzare la sua scomparsa. Ma negli anni ’80, torna a farsi vedere nei cosiddetti Monti di Orsomarso, che vanno dal gruppo montuoso Caramolo, Palanuda a quello del Pellegrino, Mula e Montea, dove il territorio impervio ed incontaminato ha consentito la sopravvivenza di alcuni esemplari e negli ultimi tempi il numero sta crescendo.

 

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Il Lupo nel Pollino

Il Lupo nel Pollino  

Tra le componenti di maggior rilievo della fauna presente nella nostra regione e nel Parco Nazionale del Pollino, sicuramente il lupo è da sempre la specie che più di ogni altra ha colpito l’immaginazione dell’uomo. In molte culture il Lupo è considerato il simbolo del male, della natura ostile e pericolosa, in altre venerato come un dio e ritenuto più saggio e più furbo dell’uomo. I retaggi di natura culturale e psicologica nei suoi confronti, le sue esasperate (e molto spesso irreali) capacità predatorie, sono i motivi che da sempre hanno determinato una forte ostilità nei confronti della specie). Questo fiero predatore, non presenta in realtà alcuna differenza con gli individui di lupo appenninico presenti sul reso del territorio nazionale, di dimensioni inferiori rispetto ai parenti americani o nord europei, il peso assume valori intermedi che oscillando in media tra i 20 ed i 35 kg e comunque non superando punte massime di 40-45 kg, rispetto ai maschi le femmine hanno in genere peso e dimensioni leggermente inferiori. La colorazione del lupo in Italia è prevalentemente grigia- fulva, con tonalità tendenti al marrone-rossiccio più tipicamente durante il periodo estivo. Il lupo ha arti lunghi, zampe larghe e un'ottima capacità di resistenza grazie alla quale può coprire oltre 30 km con un passo detto “trotto costante” con alla velocità di 6 -10 km/h.

 

L'odorato è il senso più sviluppato, il suo olfatto è infatti 100 volte più sensibile di quello dell'uomo e può individuare la sua preda a più di un chilometro di distanza. I lupi sono animali sociali, e vivono in branchi. Di solito il branco si origina da una coppia i cui figli restano con i genitori anche dopo aver compiuto un anno; altrimenti essi possono allontanarsi ed occupare nuovi territori. Nel branco vige una rigida gerarchica, il rango più alto è occupato da un maschio dominante e segue una femmina dominante e via via tutti gli altri individui. All'interno di un branco tipo di lupi si ritrova una coppia dominante (detta alfa), un individuo o una coppia immediatamente successiva in importanza (detta beta), alcuni individui di medio rango fino ad arrivare ad uno o più lupi di rango inferiore (detti omega). Gli alfa comandano tutto il gruppo, i beta dirigono i lupi di medio livello e tutti gli adulti comandano gli individui di medio e basso rango. Mentre i due estremi della gerarchia tendono all'immutabilità dei ruoli, eccetto i casi di ferimenti o morte, è il medio rango ad essere più dinamico socialmente. Una diversa considerazione invece spetta ai cuccioli, che fino all'età della maturità sessuale restano fuori da questi delicati equilibri, mentre le femmine sono sempre in seconda posizione rispetto al maschio pari grado. Da sempre il versante sud occidentale Calabro del Parco Nazionale del Pollino “il Massiccio del Pellegrino e la Mula e Montea”, conosciuti inopportunamente come i “Monti dell’Orsomarso” tutt'oggi offrono paesaggi selvaggi e incontaminati dal grande valore botanico e naturalistico, considerate tra le ultime zone Wilderness d’Europa, da sempre sono state una delle aree di maggiore importanza per la sopravvivenza del lupo in Italia. Infatti, anche negli anni di più grave declino del Lupo, quando la specie è stata sull’orlo dell’estinzione nel nostro Paese, proprio in queste zone, era presente una delle popolazioni più vitali ed attive del mezzogiorno e l’area rappresentava l’estremo limite meridionale di diffusione e di conservazione della specie;

Sui massicci calabresi e pochi altri massicci dell’Appennino centrale e meridionale il lupo è riuscito a sopravvivere ai decenni più bui e proprio da questi nuclei è iniziata la lenta ricolonizzazione spontanea della penisola e delle Alpi.

 

È importante sottolineare che in Italia non sono mai stati effettuati interventi di reintroduzione o di ripopolamenti di lupi in ambiente selvatico (come invece raccontano molte leggende metropolitane), ma la ripresa demografica della specie è un processo naturale determinato da diversi fattori come il regime di protezione accordatogli Distribuzione del lupo in Italia nel 2015.

Si è passati dalla persecuzione sistematica dell’uomo, all'incremento delle popolazioni di prede selvatiche, e con l’istituzione di aree protette si è avuta una maggiore consapevolezza dell’importante valore ecologico della specie.

 

Non è facile stimare il numero di esemplari presenti nell'intero comprensorio del Parco Nazionale del Pollino proprio perché sono animali schivi all'uomo , i dati relativi alla specie in questa enorme area  sono piuttosto frammentari e discontinui, sicuramente in forte crescita, ovviamente i dati  disponibili fanno riferimento alle indagini condotte da alcuni esperti specialisti Etologi e tecnici, che dichiarano accertando la presenza, nell'area del Parco di diversi branchi di lupi, composti da un numero minimo di 3-4 individui ciascuno.

Per questo monitoraggio gli esperti, utilizzano delle particolari tecniche di indagine, riuscendo ad individuare alcune aree utilizzate per la riproduzione, in particolare con la tecnica del wolf-howling accertando  la riproduzione di diversi  branchi e contando i cuccioli nati. Tale tecnica consiste nel stimolare la naturale capacità di riposta dei lupi ad uno stimolo sonoro, facendo risuonare degli ululati registrati; in questo modo, contando il numero di ululati diversi si ottiene la stima della popolazione. Un’altra tecnica più comune lo snow-tracking “Tracciature su neve” è una tecnica di campo che, mediante l’individuazione delle tracce impresse su neve, consente di pervenire essenzialmente a tre importanti informazioni: presenza/assenza della specie; stima della consistenza numerica e interpretazione della dinamica spazio-temporale degli spostamenti dei lupi all'interno del loro territorio.

 

 

Foto-videotrappolaggio

La tecnica del foto-videotrappolaggio consiste nell'uso strumenti capaci di fotografare e/o filmare che vengono collocate nell’area di studio e si attivano automaticamente mediante un sensore di passaggio, così da ottenere foto o video di un animale al suo passaggio davanti al sensore. Attraverso le foto-videotrappole è dunque possibile verificare la presenza di lupi all'interno di un territorio, il numero di individui e la composizione del branco e l'eventuale riproduzione, nel caso in cui vengano ripresi anche i cuccioli; inoltre fornisce dati oggettivi in un lasso di tempo notevolmente ridotto e spesso informazioni supplementari sul fenotipo degli individui fotografati e le condizioni fisiche esteriori che possono dare indicazioni sullo stato di salute dei soggetti fotografati o filmati.


Radiotelemetria

La radio-telemetria è una tecnica che permette di seguire un animale a distanza tramite la ricezione di impulsi radio. Essa implica la cattura di esemplari presenti sul territorio, la collocazione di un’unità di trasmissione posta sugli stessi (radiocollare), l’immediato rilascio e la loro successiva localizzazione che fino a qualche anno fa veniva effettuata tramite un’unità ricevente (radio ricevente) collocata ad un’antenna direzionale. È una vecchia tecnica, che implica un grosso dispendio di energie, utilizzata anche tutt'ora tra “radioamatori per triangolare e chiudere un’area con segnali radio ricevuti, conosciuta come “Caccia alla volpe”.

Oggi le moderne metodologie e tecniche scientifiche hanno fatto grandi passi ed utilizzano sistemi moderni all'avanguardia, con collari satellitari o gps- gsm al posto dei tradizionali, in grado di seguire gli spostamenti mediante la raccolta di dati di posizione dal satellite e trasmessi usando la rete dei cellulari e sistemi dati (3G/4G probabilmente a breve 5G) ottenendo risultati interessanti molto più precisi con sforzi minori.

 

Stefano Saetta