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LA FLORA DEL PARCO

La faggeta vetusta dell'UNESCO

La faggeta di Cozzo Ferriero

Una delle faggete vetuste patrimonio dell’UNESCO la troviamo nel sud dell’Italia e più precisamente nel Parco Nazionale del Pollino.

Questo è il sito per quello che riguarda le Faggete vetuste, più a sud in Europa.

La faggeta di Cozzo Ferriero, questo è il nome del bosco vetusto si trova sul versante nord-occidentale della dorsale che da Cozzo Ferriero va verso Coppola di Paola, nel versante lucano e ricade nel comune di Rotonda quasi a confine con la Calabria, esposta prevalentemente ad ovest.

Ha un’estensione di circa 70 ettari tra i 1700 e i 1750 m slm. Da un punto di vista geologico l’intera area presenta rocce carbonatiche e calcari dolomitici, i suoli sviluppatisi sono non troppo profondi presentano granulometrie di media e fine tessitura, ovvero franco limosa e argillosa limosa.

Gli alberi in questione sono sicuramente dei monumenti viventi, con età che si aggirano attorno i 600 anni, sono presenti alberi con diametri di tronco imponenti e alberi morti ancora in piedi oltre a quelli ormai caduti, data l’assenza di attività dell’uomo. Proprio tale assenza ha permesso lo svolgersi delle dinamiche naturali, favorendo una ricchissima biodiversità.

Oltre al Parco Nazionale del Pollino troviamo le faggete vetuste inserite nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO:
Parco Nazionale d’Abruzzo
Parco Nazionale delle foreste Casentinesi
Parco Nazionale del Gargano
Parco Regionale dii Bracciano e Martignano
Comune di Soriano nel Cimino


Grazie a questi scrigni naturali, l’Italia nel 2017 è entrata di 78 siti naturali di faggete vetuste nei 12 paesi Europei:
Italia, Austria, Belgio, Slovenia, Spagna, Albania Bulgaria, Croazia, Germania, Romania, Slovacchia, Ucraina.

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Foto Gaetano Sangineti

Il Pino Loricato

Il Pino Loricato

Pinus heldreichii subsp. leucodermis

Panorama sui Piani di Pollino e sullo sfondo Serra Dolcedorme e parte del Monte Pollino.

Emblema del Parco Nazionale del Pollino, considerato un monumento naturale, specie unica in Italia, considerato un vero e proprio relitto delle antichissime foreste oro-mediterranee del Terziario. Vegeta su litosuoli e rocce calcaree dolomitiche in una fascia altitudinale che va dai 530 m slm ai 2240 m slm.
La sua distribuzione nell’areale del Parco del Pollino è molto frammentata e la sua valutazione nel rischio di estinzione risulta “quasi minacciata”.
In Italia vegeta solo nel Parco Nazionale del Pollino, a cavallo tra Calabria e Basilicata, mentre lo ritroviamo anche in Grecia, Bosnia-Erzegovina, Albania e Bulgaria.
Il nome “Leucodermis” ovvero dalla pelle bianca, gli fu attribuito dal botanico austriaco Franz Antonie nel 1864 riferendosi a quelli visti in Bulgaria.
Il botanico di Laino Borgo, Biagio Longo fu il primo nel 1905 a descrivere questa specie sul Pollino, coniando successivamente il nome “Loricato” vista la somiglianza della corteccia con le corazze dei legionari romani, le “Loriche”.


Sul Pollino ka sua distribuzione può essere ricondotta semplificatamene in 4 differenti gruppi di vegetazione:
Gruppo settentrionale lucano: M. Alpi, M. la Spina, M. Zaccana.
Gruppo centro-orientale calabro-lucano: Serra di Crispo, Serra delle Ciavole, Dolcedorme, Pollino.
Gruppo centrale calabro: M. Palanuda, Cozzo del pellegrino.
Gruppo costiero meridionale: M. Montea.


Lo troviamo abbarbicato sui costoni scoperti, e sulle rupi calcaree, sfuggendo all’ombra del faggio.
I pini più vetusti li ritroviamo tra Serra di Crispo, Serra delle Ciavole e Monte Pollino tra i 1900 e i 2100 m slm.
Una delle sue caratteristiche è senza dubbio la corteccia, costituita da placche irregolari penta/esagonali, dove il ghiaccio e il vento negli esemplari più esposti a tali agenti atmosferici risulta meno spessa. Difatti sono modellati da questi come fossero delle sculture viventi.


Il Pino Loricato è una delle specie più longeve nel panorama della flora europea. Gli esemplari di alta quota tra Serra di Crispo e Serra delle Ciavole, secondo studi di dentocronologia ne conferma l’età media superiore a 500 anni, dando origine al “Giardino degli Dei”.
Il suo legno per secoli è stato utilizzato per svariati usi, uno dei più meritevoli di menzione è l’utilizzo per realizzare bauli e cassapanche per coloro che intraprendevano il viaggio verso le Americhe. Altro utilizzo è quello come torcia, mentre i pastori intaccavano la base, dal lato del monte e sottovento per realizzare schegge per accendere il fuoco.

I Gendarmi Foto Gaetano Sangineti